Messa – The Spin, la recensione
I Messa tornano con “The Spin“, un album che segna un’ulteriore evoluzione nel loro percorso musicale, mantenendo salde le radici nel doom metal ma esplorando con decisione nuovi territori sonori che ampliano ulteriormente il loro già eclettico mondo stilistico.
Fin dagli esordi, la band veneta si è distinta per la capacità di mescolare la pesantezza del doom con elementi progressivi, psichedelici e venature mediorientali. Con “The Spin”, a queste si aggiungono in maniera più marcata influenze che richiamano le atmosfere cupe e oscure del gothic rock e della darkwave degli anni ’80. Questa virata non snatura l’identità della band, ma la arricchisce, dimostrando una maturità compositiva e una volontà di sperimentazione che li mantiene lontani dalla semplice etichettatura di “doom band”.
L’album dei Messa è un vero e proprio viaggio attraverso brani che alternano momenti pesantissimi a brani dai toni visionari e gotici. La voce evocativa di Sara Sclafani continua a essere un elemento distintivo, capace di navigare con disinvoltura tra sussurri ammalianti e momenti “aggressive”, aggiungendo una ulteriore forza al suono della band. Le chitarre si fanno ora granitiche e implacabili, ora evocative e ricche di riverberi, creando paesaggi sonori emozionanti che si sposano perfettamente con le atmosfere create dalle tastiere e da una sezione ritmica spietata.
Le influenze gothic/ emergono in diverse tracce, con momenti che ricordano band storiche come i Sisters of Mercy o i Virgin Prunes. Non mancano richiami a sonorità care ai Killing Joke per la loro capacità di creare tensione e atmosfere inquiete. Questa componente più “nera” e e grave si fonde con la pesantezza doom/stoner/sludge che rimane il fondamento del suono dei Messa, creando un contrasto unico nel suo genere
In alcuni passaggi, si possono percepire echi che riportano alla mente l’approccio chitarristico di un Jimmy Page per la sua inventiva e varietà di soluzioni, o la capacità di costruire brani epici e carichi di pathos che potrebbero far pensare a certe progressioni dei Journey, seppur calate in un ecosistema musicale enormemente più oscuro e pesante. Le stesse atmosfere cinematografiche evocate da alcuni brani potrebbero suggerire paragoni inaspettati con le ambientazioni sonore di Vangelis.
“The Spin” dimostra anche una maggiore immediatezza rispetto ai lavori precedenti, pur mantenendo una struttura quasi claustrofobica. Brani come “At Races” o “The Dress” mostrano un lato più diretto e incisivo della band, pur conservando quella profondità emotiva e quella ricerca sonora che li contraddistingue. In altri momenti riaffiora in riff pachidermici e quell’incedere solenne, che fanno dei Messa una vera e propria unicità.
Considerando il panorama musicale attuale, i Messa con “The Spin” si confermano come una delle realtà più interessanti e meno conformi della scena doom internazionale. La loro capacità di attingere a generi diversi con personalità li avvicina ad altre band contemporanee che sfuggono a facili classificazioni, come gli americani SubRosa, o al quintetto femminile di Portland King Woman, per arrivare ad un’altra band femminile come le Blackwater Holylight, accomunate dalla presenza di una voce e da un approccio al doom che incorpora elementi atmosferici e una notevole forza distruttiva.
Track List:
- Void Meridian
- At Races
- Fire on the Roof
- Immolation
- The Dress
- Reveal
- Thicker Blood
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