La scena musicale sarda continua a sorprendere per la sua capacità di generare artisti unici e visionari. In questo contesto si inserisce Dalila Kayros, una figura eclettica che con ogni sua performance e pubblicazione discografica dimostra l’esigenza di uscire dai consueti confini musicali. Il nuovo album, intitolato “Khthonie“, si presenta fin dal titolo come un’immersione in un mondo sotterraneo di miti e forze primordiali.

Va anche detto che per certi versi, lo stile della Kayros ha del pionieristico, non solo in Italia, se ad esempio pensiamo a “Nuhk” uscito nel 2013, si intravedeva già la forza espressiva della sua voce, il modo di esporre uno stile che, sebbene ancora grezzo, mostrava già un talento e una voglia di sperimentare suoni fuori dal comune.

Ascoltando la sua produzione non può sfuggire l’evoluzione di uno stile decisamente personale, che ad oggi è quasi una unicità, e “Khthonie” è un disco che rappresenta un punto fermo nel mondo della musica “sperimentale”, ed è un disco dal respiro internazionale.

Dalila Kayros, Khthonie 2025 la recensione

“Khthonie”, uscito il 4 aprile 2025, si compone di nove tracce che rappresentano una visione quasi claustrofobica e concettuale della musica.

Ispirato alle divinità ctonie della mitologia greca, entità che governavano l’oltretomba prima della formazione della terra, “Khthonie” è un viaggio sonoro che trascende le convenzioni, e ci proietta in un oscuro mondo degli abissi.

L’identità musicale di Dalila Kayros è un mix di generi e influenze, un vero e proprio rompicapo musicale, un connubio tra elettronica, dark jazz ed elementi esoterici, indie elettronica d’avanguardia con oscure sfumature ambient. La sua collaborazione con il musicista elettronico Danilo Casti è un elemento centrale del progetto.

Questa sinergia ridefinisce costantemente i limiti del suono, spingendosi attraverso diversi territori musicali. La capacità di reinventarsi e di combinare generi diversi, si rivela una sorta di camaleonte musicale vincente.

La ricerca sul suono della voce è stata probabilmente ispirata da figure come Demetrio Stratos, Diamanda Galas, o per altri versi anche Sainkho Namtchylak, tanto per citare tre nomi neanche troppo a caso, questi tre artisti fanno probabilmente parte del suo bagaglio creativo.

I temi che attraversano “Khthonie” sono strettamente legati all’ispirazione mitologica, un album che si affranca da confini e regole, immergendosi in un’atmosfera che contempla l’abisso che si snoda come fumo attraverso una foresta, evocando immagini di antichi rituali che parlano con il vento e le ossa. La traccia “SAKRAMONADE“, in particolare, viene presentata come un incantesimo in cui si mescolano l’italiano e il sardo, sottolineando un legame profondo con le sue radici.

Nel vasto panorama musicale, diversi artisti e band possono essere considerati affini a Dalila Kayros per il loro approccio sperimentale, l’atmosfera oscura e l’uso non convenzionale della voce. ad esempio Chelsea Wolfe che emerge come un punto di riferimento significativo con la sua fusione di gothic rock, doom metal e folk, così come Anna von Hausswolff, nota per la sua musica in stile gotico spesso accompagnata dall’organo a canne, condivide con la Kayros un’attitudine sperimentale e un’intensità emotiva decisamente significativa.

Emma Ruth Rundle, atmosfere folk, drone e ambient, ma emerge anche l’ombra di Nick Cave a fare da spauracchio; altri nomi come Dagger Moth, Ibisco, Massimo Silverio, o i seppur artisticamente più giovani. Alto Arc, Kristin Hayter, alias Lingua Ignota, fino agli arcinoti Psychic TV, tutti loro fanno parte del mondo di Dalila Kayros.  

L’origine sarda di Dalila Kayros non è un elemento secondario, difatti “Khthonie” è stato creato in Sardegna con la collaborazione di Danilo Casti, utilizzando l’ambiente circostante come base ispirativa. “Mitza” in particolare, che ricorda vagamente parti di brani de “Le Mystère de Voix Bulgares“, trae ispirazione dall’incubazione sarda, un antico rito presso le tombe volto a scacciare incubi e visioni. Anche l’uso di una rima in lingua sarda nel brano “Sakramonade“, scritta dalla stessa Kayros, sottolinea questo radicamento culturale.

Sebbene lo stile di Kayros sia prevalentemente “davanguardia”, la sua provenienza sarda ha probabilmente influenzato la sua sensibilità musicale e le sue scelte tematiche. Artisti sardi contemporanei come Paolo Angeli, che con la sua chitarra preparata crea un suono unico sospeso tra tradizione sarda, free jazz e post-folk, o il duo Ilienses, che fonde strumenti tradizionali sardi con sonorità rock moderne, dimostrano come la ricca tradizione musicale dell’isola possa essere reinterpretata in chiave sperimentale.

Dalila Kayros pubblica il primo album “Nuhk” nel 2013, un disco acerbo ma dai connotati fortemente radicati al mood dell’isola, poi arriva “Transmutations I“, anche qui un album alla ricerca di uno stile non ancora ben definito; ma è con “Animami” che l’artista cagliaritana pone delle solide basi per una crescita che esplode in questo ultimo lavoro; “Khthonie” infatti, è un compendio sintetico che rivela la netta maturazione dell’artista.

Prince Faster.

Discografia essenziale

>Quì< trovi la sua produzione.

Album:

  1. Nuhk – 2013
  2. Transmutations I – 2018
  3. Animami – 2022
  4. Khthonie . 2025

E.P.

  • 2020 – 2021
  • Silver Circle – 2021

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