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Black Foxxes “The Haar”
La band inglese torna finalmente dopo cinque anni a pubblicare un album, un ottimo album. Li avevamo lasciati nel 2020 con l’omonimo “Black Foxxes“, per ritrovarli oggi con un lavoro davvero struggente.
“The Haar” è una sinestesia sonora, un’esperienza quasi mistica che evoca la fitta bruma costiera da cui prende il nome. È un viaggio in un mare di pathos, un’esplorazione catartica dei recessi più oscuri come incubi, plasmata da un idiolettico musicale che affonda le radici nel post dream/emo più viscerale e si eleva verso vette di sublimità quasi insostenibile.
Il termine “haar” (nebbia marina, ndr) non è casuale, ma rappresenta la cifra stilistica e tematica dell’intero album. Come la nebbia avvolge e oscura il paesaggio, “The Haar” cela dietro una cortina di chitarre dai timbri quasi visionari come gli archi che permeano un brano affascinante e drammatico quale ad esempio “Carsaig“, con ritmiche ossessive un Weltschmerz profondo, un senso di dolore e disillusione nei confronti del mondo. Tuttavia, come la nebbia può rivelare improvvisamente scorci di bellezza inaspettata, anche l’album offre momenti di lirismo struggente e siderale.
I Black Foxxes, guidati dall’ ars oratoria di Mark Holley, non si limitano a narrare storie di dolore, ma scavano nelle radici della sofferenza, affrontando temi come la solitudine, la dipendenza e la ricerca di significato in un mondo apparentemente privo di senso. I testi, carichi di metafore e simbolismi oscuri, non offrono consolazioni facili, ma invitano a confrontarsi con le proprie fragilità e ad abbracciare la propria vulnerabilità.
La musica dei Black Foxxes è un vero e proprio mondo estraniante, un’esplosione di dissonanze controllate e dal sound talvolta dream. Le chitarre di Holley creano un muro di suono coerente e tragico, che ricorda le atmosfere cupe e claustrofobiche dei Cave In o dei Phoxjaw fino agli Atomic Fruit, tanto per citarne alcuni.
La sezione ritmica, composta da Finn Mclean e Jack Barrett, è un vero combo perfetto per il mood che crea la band, con ritmiche decise che spinge le canzoni verso quei mondi dream emo decisamente interessanti. La voce di Holley è uno strumento espressivo e versatile, capace di passare con disinvoltura dal sussurro intimo all’urlo disperato, incarnando perfettamente la dicotomia tra fragilità e forza che caratterizza l’album.
“The Haar” è un melange di influenze raffinate, che spaziano dal post-hardcore più viscerale dei Glassjaw al post-rock atmosferico dei Mogwai, passando per le atmosfere cupe e minimali dei Radiohead. Tuttavia, i Black Foxxes non si limitano a imitare i propri idoli, ma rielaborano le influenze con il loro tocco unico, creando un sound distintivo e riconoscibile. La gemma vera e propria del disco in realtà sono due, anzi tre: “Carsaig”, “Clean Mind (6 Months)” in cui emerge la vera anima della band del Devon, ma soprattutto la malinconica e disarmante “In The Image Of Perfection”, un viaggio di 10 minuti che chiude in bellezza un disco da avere!!!
I Black Foxxes si confermano come una delle band più interessanti e promettenti della scena rock contemporanea, capaci di creare un’arte che è al contempo viscerale e intellettuale, dolorosa e liberatoria. Un album per chi ha il coraggio di guardare negli abissi e di trovare la bellezza nel caos.
Prince Faster
Ascolta il disco in alta qualità.
Black Foxxes “The Haar”. Track List
- Can’t Be Left Alone With It
- Ha Ha Ha
- Where Have You Been
- Carsaig Lyrics
- Bitcrusher
- Turn Out the Lights
- Clean Mind (6 Months)
- Shakey Lyrics
- Darker Than Light
- In the Image of Perfection
Discografia essenziale:
- I’m Not Well (2016)
- Reiði (2018)
- Black Foxxes (2020)
- The Haar (2025)
Line Up:
- Mark Holley – vocals, guitar
- Finn Mclean – drums
- Jack Barrett – bass guitar
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