Microfreak il synth creativo di Arturia
Alex Marenga
Arturia sforna a distanza di pochi mesi una serie di prodotti interessanti e innovativi discostandosi dal filone “analogico” che ha caratterizzato molti suoi strumenti.
In precedenza, infatti, la casa di Grenoble aveva riprodotto una serie di “classiconi” della sintesi analogica in formato VSTI, quindi virtuali, e sfoderato strumenti fisici che utilizzano la sintesi analogica con apprezzabili caratteristiche sonore e di programmazione con la serie “brute”.
Una peculiarità importante è che Arturia ha proposto una serie di sintetizzatori di alta qualità sonora e con un suono distintivo coprendo tutti i target di mercato, da quello “entry level” a quello del professionista più esigente, con prezzi che partono da cifre davvero esigue (con il Microbrute per arrivare al top di gamma, il Matrixbrute)
Dopo il sintetizzatore virtuale “Pigments”, uscito pochi mesi fa, che rappresenta un prodotto innovativo con grandi possibilità esce finalmente il prodotto “fisico” annunciato ormai dallo scorso NAMM 2019, il “Microfreak”.
Sia come pricing che come dimensioni il synth Microfreak va a collocarsi nella fascia bassa d’offerta finora coperta dal Microbrute, un piccolo rombante sintetizzatore analogico, ma offre un’ampia gamma di possibilità sonore grazie a una diversa filosofia di sintesi che integra analogico e digitale.
Il Microfreak si pone sul mercato come macchina che, per le sue caratteristiche originali, è in grado di offrire sonorità diverse, fuori dagli schemi.
Viene proposta innanzi tutto un’originale tastiera capacitiva a 25 tasti, praticamente “touch” al posto di quella classica, per la gioia di tutti i “non tastieristi”, diversa e molto più suonabile di quella dei minisynth della concorrente Korg con la serie Volca.
Un aspetto che colloca il Microfreak in un immaginario più vicino alle sonorità “atipiche” del mondo Buchla e dei modulari ai quali Arturia guarda anche tecnicamente: la macchina infatti ha apposite uscite mini-jack dalle quali invia control voltage-gate-pressure e clock per eventuali collegamenti eurorack.
Questa interfacciabilità ai modulari era già presente in tutta la serie “brute” che venivano proposte come master keyboard ideali per quel mondo.
Sono ovviamente presenti collegamenti, minimizzati in mini-jack stile Beatstep, al mondo MIDI e interfaccia USB, il jack d’uscita del segnale audio è invece un jack standard (mono).
Le caratteristiche che rendono Microfreak appetibile, specialmente in questa fascia di pricing, sono varie.
In primis la struttura degli oscillatori digitali che permettono di emulare diversi modelli di generazione del suono dall’FM a due operatori alla tecnologia open source a modelli fisici di Mutable Instruments “Plaits” (sviluppata per i modulari), dalle forme d’onda classiche fino a una strana sintesi vocale simil-Fruity Loops.
Questa estesa gamma sonora è di per sé un grande valore aggiunto e permette la creazione di una varietà di suoni molto eterogenea.
Il filtro è analogico e offre le tre possibilità classiche quindi passa basso/passa banda/passa alto.
Altro elemento importante del Microfreak è la “parafonia” che permette l’esecuzione di armonie a 4 voci.
L’altra arma vincente del Microfreak è la potente matrice che permette di modulare da una serie di possibili sorgenti, oltre a dei parametri prefissati, i valori di qualsiasi manopola presente sul frontale.
Sono presenti anche un arpeggiatore e un sequencer e come modulatori un LFO, un generatore di inviluppo classico e un cycle-enveloper che offre varie possibilità di modulazione.
Esistono anche due tastini (spice e dices) in grado di randomizzare il comportamento delle sequenze, i suoni sono memorizzabili e Arturia propone circa 250 memorie di cui 160 occupare da preset offerti dalla casa costruttrice.
In considerazione del prezzo e delle dimensioni ultraridotte la macchina si presenta ricca di funzionalità, stimolante a livello creativo, integrabile con sistemi più grandi e con una buona “suonabilità” anche dal vivo.
Manca completamente, ma è inevitabile in questa fascia di prezzo, la componente effettistica (reverberi, echi, chorus etc) facilmente integrabile con unità esterne.
Microfreak copre un ampio spettro di clienti potenziali è un prodotto adatto a chi desidera una macchina “entry-level”, ma si rivolge anche a chi ha l’esigenza di affiancare in situazioni live o di DJ-set un synth facilmente portatile e con una certa versatilità e, date alcune sue caratteristiche, può interessare anche al professionista che vuole ampliare la propria tavolozza sonora in studio integrandolo nel proprio parco
macchine.
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