14 dischi nuovi di ottobre da ascoltare, recensioni

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14 dischi nuovi di ottobre

Ottobre è stato un mese davvero interessante per quel che riguarda le novità uscite; in questo articolo abbiamo recensito 14 dischi nuovi usciti nel mese di ottobre, e come al solito c’è musica per tutti i gusti.

Buona lettura e buon ascolto.

Manuel Nash.

14 dischi nuovi, le recensioni

Holy Water – Puma Blue ***

Secondo album per il londinese Jacob Allen. Soul modernista che ha studiato la storia e sogna di mettere la classe di Sade al servizio della miglior lentezza dei Massive Attack. Se ne consiglia caldamente assunzione insieme a Raven di Kelela, già uscito ad inizio anno. 9/10

The Land Is Inhospitable and So Are We – Mitski

Ad appena un anno dal precedente (ed eccellente) Laurel Hell la cantautrice americana smussa ulteriormente gli angoli e continua a perfezionare il suo atipico songwriting, sospeso tra amore per una ricercata accessibilità pop ed istinti armonicamente atipici. Colta e sofisticata, mai prevedibile e dedita a soluzioni inusualmente appaganti, Mitski sa come mettere il sale di Kurt Weill nello zucchero di Brian Wilson. 8/10

Haunted Mountain – Buck Meek

Il chitarrista dei (consigliatissimi) Big Thief approda su 4AD con un terzo album solista che profuma di vino della California stappato durante un tramonto a Laurel Canyon. L’ “Americana” di domani passa da queste parti. 8/10

Eat The Worm – Jonathan Wilson

Nessuna parentela col ben più famoso Steven (in uscita a fine mese). Classe 1974 e 6 album all’attivo (a partire dal 2007) nei quali la sabbia delle spiagge californiane si confonde con quella del deserto del Nevada. Jonathan ridisegna i confini di una psichedelia cantautorale poeticamente affine a quella di Father John Misty (del quale, non a caso, ha coprodotto tutti gli album). Per la serie: Non si esce vivi dagli anni ’60. 7,5/10

Weejuns – Hedvig Mollestad

Il quinto dei 14 dischi recensiti è quello di Weejuns.

La chitarrista norvegese si addormenta in una caverna e sogna un incubo fusion nel quale dei King Crimson narcolettici, scaraventati all’inferno, provano a ricordarsi una cover degli Atomic Rooster con l’aiuto di Coltrane e dei Soft Machine. Settanta minuti di limaccioso Prog Rock madido di jazz sulfureo. Antico, audace ed arcano. 8/10

It’s Euphoric – Georgia

Dopo la buona prova offerta con Seeking Thrills (2020) la trentatreenne inglese raffina ulteriormente la formula del suo bedroom pop approdando ad un sound a metà tra una versione timida dello Stuart Price al servizio dei Pet Shop e l’edonismo post teenage di Troye Sivan. Una piacevole conferma che non è ancora il mantenimento di una promessa. 7/10

15 dischi nuovi ottobre

Moonlanded – Birthh

Arriva direttamente da Brooklyn il terzo album della ventiseienne Alice Bisi. Il suo cantautorato pop sboccia definitivamente offrendoci l’istantanea di una giovanissima artista in stato di grazia. Se il suo songwriting, che non ha nulla da invidiare a quello di Clairo, incontrasse la produzione di un Jack Antonoff, fermarla diventerebbe praticamente impossibile. 8,5/10

Spira – Daniela Pes ***

Tra i 14 dischi c’è l’esordio di Daniela Pes , in ragione della sua importanza, merita una menzione speciale, anche se non rientra tra le novità di ottobre visto che è uscito ad aprile. “Spira”, prodotto da Iosonouncane, ha dovuto attendere appena un mese prima di guadagnarsi la targa Tenco come miglior esordio. Una scelta inaspettatamente progressista (che rende ancor più rilevante il riconoscimento) per una rassegna ormai “legata” ed appesantita da logiche datate. La poetica glitch della Pes affonda le mani nella terra di Gallura e porta alla luce la sorprendente parentela tra il lirismo di Teresa Salgueiro (Madredeus) e l’algido intimismo di Bjork.

Everything Is Alive – Slowdive

Consideriamo con freddezza un solo, unico dato di fatto. Non è usuale che una band, che ha pesantemente contribuito all’estetica di un genere che oggi è ovunque, suoni ancora attuale dopo 30 anni. Questa sola constatazione vale l’intero album. La propensione per scelte più “immediate”, già palesata con il precedente (ed ottimo) omonimo lavoro, si fa ancor più evidente ma si tratta di un dettaglio che non derubricherei a “difetto”. Avremmo probabilmente avvertito un senso di maggior compiutezza se la tracklist fosse stata più generosa. Non è un caso che questo sia il capitolo più conciso nella discografia della band. 7/10

Bound By Naked Skies – Lathe Of Heaven ***

Poche volte mi è capitato di imbattermi in una ragione sociale così azzeccata. Lathe Of Heaven è un classico della fantascienza, pubblicato nel 1971 da Ursula Le Guin, nel quale i sogni del protagonista finiscono per alterare il presente ed il passato. Restando fedele alla sinossi del libro la band di Brooklyn immagina Jazz Coleman (Killing Joke) alle prese con un incubo claustrofobico che riscrive la discografia dei Chameleons. 9/10

In The End It Always Does – The Japanese House

Per il seguito dell’ottimo Good At Falling (2019) Amber Bain affida il suo gommoso cantautorato pop a George Daniel (batterista dei The 1975) ed a Chloe Kraemer (già dietro la console per Mumford & Sons, Kaiser Chiefs, Coldplay e Rina Sawayama). Il coinvolgimento di Matt Healy (sempre in quota The 1975) e di Justin Vernon (Bon Iver) palesano, inequivocabilmente, le (giustificate) aspirazioni mainstream di un album che non ha alcuna intenzione di immolare la personalità dell’artista sull’altare di qualche inutile cliché. 7/10

Luminescence – Bruce Soord

Il quarto capitolo in proprio del leader dei The Pineapple Thief si materializza secondo una modalità nobilmente “povera”.

Luminescence è cucito rispettando un parco mindset che sceglie di vestire le canzoni con una essenzialità assolutamente funzionale alla intimità del songwriting.

Emotivamente incline alla non perfezione, la musica di Soord è, al tempo stesso, un’alternativa ed un compendio del sempre affascinante overthinking di Steven Wilson. 7,5/10

Go Zero – The Holy Family

La Sacra Famiglia altro non è se non un sulfureo alter ego degli Amon Duul, giunto da un medioevo alternativo nel quale il tribalismo psichedelico dei GOAT si insinua tra i funghi allucinogeni che i Motorpsycho assumono durante l’esecuzione di una cover degli Ulver.

Madida Sci-Fi pagana protesa a rincorrere un passato Post Prog che deve ancora accadere. 8/10

Hoo Ha! – Bad//Dreems ***

Con The Saints nel DNA e Died Pretty nel cuore, il nuovo album di studio dei Bad//Dreems (il quarto in otto anni) è un meticoloso compendio all’atlante del miglior Aussie Rock.

Hoo Ha! sfoggia un beat implacabilmente solido e gonfio, intento a blindare i metodici slanci garage di chitarre che, con pochi efficaci movimenti, sanno sempre arrivare dritte al punto.

Disinvolte ed essenziali, le sue 14 tracce rifiniscono un post punk nevrotico e granitico, ben saldo nelle proprie radici, che non rinuncia a guardare anche verso America “grezza” e melodica di Flamin’ Groovies e Big Star.

Il miglior commento sonoro che si possa desiderare, nel 2023, durante una rissa al pub.

Con gli Hoo Ha! termina la lista dei 14 dischi nuovi da ascoltare.

C’è un posto prenotato nella classifica di fine anno. 9/10

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